mercoledì 4 aprile 2012

Guarnieri e Montegani: due eroi uniti da un fatale destino. Parte II


Anche il lombardo Lodovico Montegani, prima di diventare aviatore, fece parte dell’Esercito. Passato dalla fanteria alla scuola d’aviazione di Emilio Pensuti,del quale fu il compagno fedele dell’aria, il Tenente Montegani divenne un abilissimo pilota, un volatore perfetto e un tecnico di grande valore. Durante la Prima Guerra Mondiale, in numerose azioni di guerra aerea si era conquistato una grande fama: le sue imprese su Pola, Trieste e sull’Ermada sono ricordate come le più ardite e le più fruttuose.

Il tenente Montegani in posa davanti ad un caccia.



Alla fine della guerra i due valorosi piloti tornarono alla loro abituale vita, prima della guerra.
Umbertò Guarnieri si congedò con una medaglia d’argento al valore e tornò al suo modesto lavoro di tipografo. Sentì, però, presto la nostalgia del volo e si dedichò al collaudo ed al trasporto degli apparecchi della S.I.A.I. (Società Idrovolanti Alta Italia). Compì numerosi voli di pace, primo dei quali uno da Sesto Calende ad Amsterdam,senza scalo; traversò replicatamente le Alpi per portare in Spagna gli idrovolanti italiani (fu durante uno di questi voli che perse la medaglietta donatagli dalla città di Ravenna);allacciò per primo la linea aerea tra la capitale della Catalogna e le Baleari; fu almeno dieci volte in volo dall’idroscalo lombardo a Cartagena (1700 km); accumulò 25.000 km di volo civile e oltre 300 voli di guerra.


Ancora il Guarnieri in posa su un caccia.



Al periodo dei voli spagnoli risale un curioso episodio che vide coinvolto il Guarnieri. Durante una delle traversate egli accompagnò Louiss Freick, un matador proclamato dai suoi connazionali il re della spada. Freick doveva trovarsi alle 16.30 di una domenica nella Plaza di Palma. Ma avendo perduto il piroscafo, che impiegava 12 ore per superare i 240 km di mare, neppure prendendo una veloce torpediniera sarebbe potuto sbarcare in tempo sull’isola di Maiorca. Il torero, però, ottenne dall’aviatore di recarsi in volo all’appuntamento con i tori, giungendovi con un’ora e mezzo di anticipo. In premio il matador “brindò” la sua prima vittoria in onore del pilota. Cioè: quando un matador vuol rendere onore al Re o alla dama del suo cuore, oppure , come in questo caso, ad un aviatore, gli dona la coda, “el rapo”, del toro ucciso.


Il Guarnieri pronto al decollo a bordo del suo idrovolante.




Lodovico Montegani si congedò con tre medaglie d’argento al valor militare. Alla fine della guerra rimase nel campo aeronautico: divenne collaudatore degli apparecchi della Società Breda. Con l’avvento del fascismo si diede attivamente alla propaganda aerea, come appartenente alla squadriglia aviatori fascisti “Pensuti” e, successivamente, divenne consigliere dell’Associazione Nazionale Piloti Aeronauti. Si ricordano, in questo periodo, i suoi magistrali voli con il triplanino Pensuti, una sorta di motocicletta dell’aria. Fu proprio Montegani che, all’età di 29 anni, nel 1919 accompagnò Benito Mussolini con il suo apparecchio a Forlì, per assistere ai funerali dell’aviatore Ridolfi.


Foto di gruppo in cui sono presenti sia il Montegani che il Guarnieri, spedita da quest'ultimo alla moglie e recante sul retro una frase in francese.



Il retro della foto: "A mon amour en souvenir d'un jour felix"




Fino a quel momento il Montegani aveva sempre pilotato apparecchi da terra; poco dopo passò alla S.I.A.I e fu lì che il destino di Umberto si legò in maniera indissolubile e fatale a quello dell’amico Lodovico; il loro rapporto di lavoro durerà solamente 15 giorni.

29 Maggio 1923, i maggiori quotidiani nazionali titolano:


“Tragico volo a Sesto Calende – Due aviatori morti.”


Ho scelto, tra quelli in mio possesso, di riportare l’articolo uscito il 30 maggio 1923 sul Popolo d’Italia:

"Una grave sciagura getta nel lutto l’aviazione italiana. I piloti Guarnieri e Montegani, due dei migliori piloti da guerra che avevano continuata e alimentata la loro passione per il volo anche in tempo di pace, sono periti ieri mattina nelle acqua del Ticino, presso Sesto Calende. Il Montegani, collaudatore degli aeroplani Breda, aveva deciso recentemente di istruirsi anche nel pilotaggio degli idrovolanti e aveva preso accordi con l’amico suo Guarnieri, antico pilota di idrovolanti el’istruttore più idoneo che ci fosse. Ieri mattina ebbero, appunto, inizio le lezioni e alle 11 dall’aeroscalo di Sesto Calende partiva l’apparecchio con a bordo il Guarniere e il Montegani.
L’idrovolante dopo un ampio giro a media altezza iniziò la planata e a 100 metri fu visto descrivere un ardito virage. Ma in pieno virage l’apparecchio scivolò d’ala e precipitò. Gli astanti terrorizzati videro la manovra disperata del pilota che tentava di raddrizzare l’apparecchio mettendo il motore a piena velocità, ma purtroppo la manovra non riuscì. Un terribile tonfo, l’idrovolante piombò nelle acque del Ticino presso S.Anna. Veloci imbarcazioni giunsero subito sul posto del disastro. L’apparecchio era rovescio e galleggiava a metà. Gli aviatori erano rimasti sotto nelle acque del fiume.
Fu fatto ogni sforzo per ricercarli ma passarono alcuni minuti e non furono tratti dai rottami e quindi si perdette la speranza di poterli salvare. Dopo un faticoso lavoro fu ripescato il cadavere di Umberto Guarnieri. Le ricerche del cadavere di Montegani sono continuate infruttuose fino a notte alta. Si teme che la corrente del fiume l’abbia trasportato lontano.(Il corpo venne ripescato alcuni giorni dopo).
La salma del povero Guarnieri fu trasportata a Sesto Calende dove venne preparata una camera ardente. La notizia ha prodotto a Sesto Calende e nei cantieri della fabbrica d’idrovolanti la più viva costernazione. Anche a Milano la sciagura ha fatto un’impressione penosa, essendo i due aviatori conosciutissimi.
Lodovico Montegani e Umberto Guarnieri, fascisti fin dai primi tempi, muoiono rispettivamente all’età di 29 e 33 anni. Con viva commozione salutiamo questi due eroi dell’aria che scompaiono, vittime del progresso della meravigliosa arma nuova di potenza e di civiltà. Essi sono caduti sul campo del dovere. L’aeronautica italiana che anche per i loro sforzi, la loro fede e la loro propaganda, risorge ora a potenza rinnovata, serberà imperitura memoria dei loro nomi gloriosi.
Alle famiglie Montegani e Guarnieri e alla Squadra Pensuti le più commosse condoglianze del Popolo d’Italia."

L'originale dell'articolo pubblicato in precedenza.


Riporto uno stralcio del discorso tenuto da Attilio Longoni, segretario del Fascio, in occasione del funerale dei due aviatori:

“…i due valorosi hanno dato non chiacchiere, ma opere fattive al Paese.E’ giusta la pietà. Ma ciascuno lavori perché si vada sempre più oltre, sempre più in alto. Due aviatori sono morti ed evviva l’aviazione. Due fascisti sono morti, ed evviva il Fascismo.”


Cartolina indirizzata al padre del Guarnieri, che riporta la decisione dei cenacolini del "Circolo Volta" di intitolare una strada di Roma ad Umberto Guarnieri.




A quel punto uno squillo di tromba suona l’attenti. Un ordine impone a tutti di inginocchiarsi. Trascorrono due minuti di silenzio, rotti soltanto dai singhiozzi. Una voce squillante fa l’appello dei camerati scomparsi e tutta la folla prorompe nel grido:

“PRESENTE!”.



IN MEMORIAM.


Una piccola curiosità: un attento lettore, che ringrazio, mi ha inviato alcune notizie interessanti, che riporto quì di seguito.

A Lodovico Montegani fu intitolato il Gruppo Rionale Fascista con sede in Via De Sanctis, 11 a Milano, di cui fu fiduciario Franco Colombo, poi comandante della "L.A.M. ( Legione Autonoma Mobile) Muti". A Montegani fu intitolata anche l'omonima via, "tagliando" un pezzo di Via Meda. La via Montegani, che fa angolo con la Via De Sanctis, penso sia una delle poche vie rimaste nella toponomastica milanese intitolate ad un Fascita.

venerdì 8 gennaio 2010

Guarnieri e Montegani: due eroi uniti da un fatale destino. PARTE I


Torno a postare sul blog dopo un lungo periodo di involontaria inattività e lo faccio raccontandovi un'interessante storia, attraverso un bel lotto di materiale che sono riuscito ad aggiudicarmi tempo fa.E' la storia di Umberto Guarnieri e Lodovico Montegani, due aviatori italiani durante Prima Guerra Mondiale, facenti parte di una schiera di "eroi"...troppo spesso dimenticata.
Umberto Guarnieri nasce a Roma il 10 marzo 1889;
prima di divenire aviatore faceva il tipografo. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale venne mandato sul Carso col 1° Granatieri, col grado di Sergente. E’ di questo periodo un episodio alquanto particolare che lo vide protagonista, e che ci può far capire il suo temperamento: da tre mesi si trovava in prima linea, quando ebbe notizia che sua moglie aveva dato alla luce una bambina. Chiese qualche giorno di licenza,ma gli venne negata. Ebbe incarico,infatti,di recarsi a insinuare nelle trincee nemiche vari tubi di gelatina. Compì l’operazione con tale zelo, che il capitano volle interrogarlo. “Non mi avete permesso – rispose il Guarnieri – di andare a vedere la mia bambina?! E allora ieri, mentre svolgevo la mia missione mi dissi: O muoio, o mi conquisto una licenza premio.

Umberto Guarnieri con la divisa dell'esercito.


Ebbe la licenza premio, quindi tornò a combattere con tale impegno che si ammalò di esaurimento. Fu ricoverato in un ospedale di Milano proprio nei giorni in cui gli aviatori austriaci giunsero a bombardare la metropoli lombarda. Dal suo letto l’infermo vide i bombardieri effettuare in lungo e in largo evoluzioni di ogni sorta: “Ah possedere un aeroplano e attaccarli” – esclamava - , impotente…il granatiere senza ali.

Guarnieri insieme ad altri commilitoni. La foto reca l'iscrizione "Natale 1912".


Retro foto precedente.


Nel giorno stesso fece domanda al Ministero per essere incorporato nell'aviazione. Rinunciò alla convalescenza per recarsi subito al compo scuola. Eseguì, dopo il brevetto, una serie di ricognizioni, bombardamenti e scontri nel cielo tra Gorizia e Pola. Per cogliere gli incursori notturni di sorpresa, saliva da Grado a zonzo per il cielo, anche all'insaputa dei superiori, i quali, udendolo ronzare nel plenilunio si chiedevano: " Dobbiamo sparare? E' austriaco o nostro?".
Dopo Caporetto fu nelle squadriglie da caccia a Porto Corsini sottoponendosi ad un lungo, sfibrante lavoro, in gara con gli americani che avevano in lui il loro maestro e che l'avevano soprannominato, per le acrobazie di cui era capace, "Desi" (vertigine).

Il Guarnieri aviatore.



Il Guarnieri in posa col suo caccia.


Pronti al decollo...



Quando passò all'idrocaccia Guarnieri, in un volo d'addestramento, incontrò un velivolo giallo-nero, con molte croci e parecchie bombe. diretto su Ravenna. Benchè inesperto del nuovo tipo di idrovolante, l'allievo-cacciatore attaccò l'avversario, abbattendolo.
L'abbattimento dell'idrovolante austriaco gli valse la cittadinanza onorario di Ravenna e una medaglia d'oro, che il Guarnieri perderà dopo l'armistizio, durante un volo tra Cartagena e Sesto Calende,
"...mentre stava lottando con i maestrali nel Golfo del Leone per recare all'estero un prodotto delle maestranze italiane..."

In posa con un collega.



La preedente foto reca sul retro quanto segue: "Ricordando una data felice 8/11/1918".
(La guerra era finita da 4 giorni e probabilmente si riferiva ai festeggiamenti susseguiti.)


Rottami di un aeroplano austriaco abbattuto dal Guarnieri.




Il Guarnieri che posa con un pezzo di fusoliera di un aereo abbattuto.


FINE PARTE I.

mercoledì 12 agosto 2009

martedì 11 agosto 2009

Consigli...

Informo i lettori che nella sezione "Links" potrete trovare l'indirizzo web della collezione di un mio ottimo amico, Massimiliano, tra i più grandi collezionisti ed esperti, nel "Bel Paese",di materiale Terzo Reich. Ci sta "roba" da stropicciarsi gli occhi :)

sabato 8 agosto 2009

Una storia: Heinrich Kandora.

Oggi voglio raccontarvi una storia, è quella del soldato della Wermacht Heinrich Kandora (che tra l'altro è il nick col quale mi conoscono nell'ambito dei forum di militaria).
Heinrich Kandora nasce il 26.12.1923 a Beuthen OS, l'odierna Bytom in Polonia. La città si trova nella Slesia, 320 km a sud-ovest di Varsavia e 85 km a nord ovest di Cracovia. Dopo la Prima Guerra Mondiale tutta l'Alta Slesia decise di rimanere a far parte dell'Impero Tedesco; dopo le sollevazioni popolari polacche la Società delle Nazioni decise che Bytom rimanesse a far parte della Germania, dato che il 75% dei suoi abitanti aveva votato per continuare a far parte del Reich Tedesco. La città era, ed è tuttora, un centro industriale importantissimo per l'industria pesante e l'estrazione di carbone e zinco.
Heinrich si arruola nella Wermacht e viene inquadrato nella "Quinta Compagnia del 38° Reggimento Jager"; il reggimento viene mandato a combattere in Russia col "Gruppo Armate Nord".

Cartina delle operazioni tedesche sul fronte Est nel 1943. (in rosso la zona di Staraja Russa, dove verrà mandato il 38° Reggimento Jager.)

A sud le armate sovietiche dilagano in Ucraina, dopo la vittoria di Stalingrado,minacciando di far crollare l'intero fronte meridionale,ma i tedeschi riescono a fermare i russi sul Donetz e sulla testa di ponte del Kuban.

Heinrich Kandora (2° da sin.) insieme ad alcuni commilitoni alla stazione ferroviaria, probabilmente di Beuthen.


Heinrich Kandora (1° da sin.) in partenza per il fronte Est.



Nel settore "Nord", invece,tra il 17 ed il 26 febbraio il ruolo della 8 Jaeger di Heirich fu estremamente importante in quanto permise l'evacuazione del II corpo d'Armata imprigionato nella sacca di Demjansk. La divisione, assieme alla 290 ID ed alla 225 ID, creò un gruppo speciale costituito apposta per essere posizionato nella zona nord del "Collo di bottiglia" per tenere aperto il corridoio e permettere l'evacuazione delle divisioni imprigionate.
Queste 3 divisioni da sole respinsero gli attacchi di: 2 divisioni delle Guardie, 5 divisioni di fucilieri, 2 brigate di fucilieri, 1 brigata corazzata ed 1 brigata di sciatori, pagando un tributo di 1019 morti, 1032 scomparsi e 2271 feriti.

La zona di guerra della 8 fu probabilmente compresa tra Ramushevo e Rosino a nord del fiume Robja.
Il 23 febbraio la 8 Jaeger si ritirò quindi al di qua del fiume Robja con la 30 e la 126 ID, per avere posizioni più sicure, e qui mantennero la linea fino a quando le ultime retroguardie della 254 e della 290 ID non completarono definitivamente l'evacuazione. Era il 27 febbraio 1943.

Heinrich (2° da destra) e i "soliti" commilitoni.


Agli inizi di marzo il reggimento di Heinrich e la sua divisione costituivano un anello di difesa posto intorno alla vittà di Staraya Russa, un punto cruciale e di vitale importanza che collegava il lago Illmen con Vitebsk. L'anello era costituito da: 30, 32, 122, 329 divisioni di fanteria e dalla 5 e 8 divisioni "leggere" (la Jaeger).

Heinrich (terzo da sinistra) e i suoi commilitoni in tenuta da combattimento.

Il 14 marzo, alle 5:45 del mattino l'artiglieria sovietica coprì letteralmente la città e le terre circostanti di fuoco, fumo e sangue per due ore consecutive.
Era iniziata la quarta battaglia di Staraya Russa ed Heinrich in questo giorno perse la vita proprio in questa città.

Sterbebild di Heinrich Kandora.

Documento di morte in "Onore del Fuhrer".
(Un ringraziamento particolare a Max)



Necrologio:

"Cari Genitori e fratelli non torno piu a casa da voi. Il mio ultimo pensiero ,ultimo squardo fu verso di voi; quando sono morto in territorio nemico nessuno mi ha dato una mano,adesso devo andare in cielo:arrivederci!"

Il soldato Heinrich Kandora
morirà il 17 aprile del 1943,a nemmeno 20 anni sul fronte Est. Se fosse sopravvissuto qualche giorno in più avrebbe potuto portare sul braccio della sua uniforme lo scudetto "Demjansk".
La sua salma si trova nel cimitero di Kobylkino, in Russia, e non è mai stata rimpatriata, nemmeno dopo la caduta dell'URSS.

IN MEMORIAM.

Foto dirigibile Zeppelin

Vi presento una delle mie foto preferite, la foto ritrae un dirigibile ZEPPELIN D - LZ127 in volo di ricognizione.